Le ferite da morso nei gatti

Con l’arrivo della primavera, ci troviamo spesso di fronte ad un aumento di gatti che vengono portati a visita per ferite causate da lotte con altri conspecifici. Nella maggior parte dei casi si tratta di ferite da morso, che non comportano un grosso danno meccanico, ma piuttosto lesioni penetranti, che possono al momento passare inosservate ma che con il passare delle ore si rendono evidenti mediante diversi sintomi.


Le ferite da morso possono dare origine a flemmoni (infiammazione diffusa dei tessuti su base batterica senza una raccolta di pus) oppure ad ascessi (raccolte di pus). I sintomi caratteristici sono febbre, anoressia, abbattimento, gonfiore della parte lesa, zoppia se il morso interessa un arto. In alcuni casi, l’ascesso può rompersi favorendo la fuoriuscita del pus. A seconda del tipo di lesione, la terapia può essere semplicemente di tipo medico oppure può essere necessario un vero e proprio drenaggio di tipo chirurgico. Da non sottovalutare, inoltre, che il morso è uno dei mezzi principali con cui i gatti trasmettono tra loro la FIV e la FeLV, due patologie virali che causano immunodepressione. Per questo motivo, soprattutto se il gatto non è vaccinato per la FeLV (per la FIV non è disponibile un vaccino), a distanza di 30-60 gironi dal morso è bene effettuare un test ematico per capire se il gatto può avere contratto la patologia.
I gatti non castrati sono molto più soggetti alle ferite da morso e alle conseguenze che comportano, in quanto lottano con altri maschi per l’accoppiamento: un motivo in più, se non bastasse quello di prevenzione del randagismo, per far sterilizzare il proprio gatto.