Ecografia e citologia: una sinergia per arrivare alla diagnosi

L’ecografia è uno dei metodi più accurati della diagnostica per immagini per indagare moltissime patologie, soprattutto a carico degli organi addominali e pelvici, e rappresenta spesso il primo step del percorso diagnostico del medico internista, in situazioni in cui vi siano da indagare alterazioni, spesso aspecifiche, degli esami ematobiochimici (per esempio anemie, piastrinopenie, aumento delle transaminasi o di altri parametri), oppure sintomi evidenti quali vomito, diarrea cronica, dilatazione addominale.

Tramite l’esame ecografico è possibile valutare alterazioni di forma, dimensione e vascolarizzazione di numerosi organi, quali fegato, milza, reni, tratto digerente e vescica, ed evidenziare precocemente patologie gravi, di tipo degenerativo o neoplastico. Tuttavia l’ecografia da sola non permette, in molti casi, di emettere una diagnosi certa: in particolare in caso di masse neoformate l’aspetto ecografico non ne discrimina la natura (infiammatoria, tumorale o altro). E’ in questi casi che la citologia offre un preziosissimo aiuto, affiancando e completando l’esame ecografico, durante il quale è possibile effettuare prelievi ecoguidati di cellule o materiali mediante agoaspirazione, manualità veloce e poco invasiva.
Utilizzando un ago particolare molto sottile e di lunghezza adeguata si penetra in cavità addominale o pelvica; dopo aver localizzato l’organo sede di lesione, si effettua un campione con visualizzazione ecografica.
Il campione va poi deposto su un vetrino che verrà fissato e colorato. Il passo successivo è
l’osservazione al microscopio: dopo una prima valutazione a basso ingrandimento, utile per capire se il materiale risulta adeguato, si passa poi ad ingrandimenti più alti che permettano di caratterizzare il minimo dettaglio. Le cellule appariranno colorate in modo diverso a seconda delle loro strutture: distingueremo nucleo, materiale cromatinico, citoplasma, vescicole citoplasmatiche o inclusi. Valutare le dimensioni, la struttura, la disposizione, la forma del nucleo e le differenze tra una cellula e l’altra fornisce indicazioni sulla benignità o malignità di una neoformazione, inoltre ci permette di distinguere tra patologie metaboliche, infiammatorie, degenerative o neoplastiche.
Associando quindi i due esami è possibile nella maggior parte dei casi fornire al clinico i mezzi adeguati per stabilire l’ iter terapeutico più corretto per il suo paziente.