I cani di grossa taglia sono soggetti ad una patologia ortopedica purtroppo molto diffusa: la displasia dell’anca. Si tratta di una malattia dell’accrescimento e consiste in un errato “incastro” tra la testa del femore e la cavità acetabolare del bacino. La conseguenza di questa mancata congruenza è l’instabilità dell’articolazione e successivo sviluppo di artrosi.
Le cause di questa patologia sono sia genetiche sia ambientali (alimentazione carente, scarso sviluppo muscolare). La genetica di questa malattia è, però, molto complessa e non basta dire (come purtroppo spesso succede) che se i genitori non sviluppano displasia, allora i cuccioli non avranno a loro volta questa patologia. Da qui deriva l’importanza del controllo sul singolo cucciolo. A quattro mesi si possono già avere i primi segnali di una predisposizione alla displasia. E’ stato riscontrato, infatti, che eseguendo radiografie a questa età e facendo delle accurate misurazioni (indice di distrazione) è possibile scoprire quali sono i soggetti che avranno alte probabilità di essere displasici.
Qualora purtroppo il cucciolo risultasse essere predisposto alla displasia dell’anca, a questa età è possibile eseguire un intervento chirurgico chiamato sinfisiodesi pubica che consente di aumentare la congruità articolare. Il vantaggio di questa chirurgia è principalmente la poca invasività e il decorso postoperatorio che non richiede riabilitazioni o accorgimenti particolarmente impegnativi.
Se, invece, le radiografie eseguite a quattro mesi fossero buone, il controllo successivo sarà da fare introno agli otto mesi di età.
Al compimento dei dodici mesi (o sedici per alcune razze di taglia gigante) è possibile eseguire le radiografie ufficiali: sono radiografie che, al termine dell’accrescimento del cane, permettono di classificare le anche a seconda dell’assenza o presenza di displasia dell’anca: per esempio, un cucciolo classificato come A non presenta displasia, mentre uno classificato come D presenta un grado di displasia grave. Queste radiografie vengono eseguite presso strutture veterinarie accreditate e poi valutate da enti ufficiali. Potranno essere poi ammessi alla riproduzione solo soggetti che presentano un grado di displasia fino al C, per cercare di diminuire il più possibile l’incidenza di questa patologia.